• Cosa è successo?

    Cosa è successo?

    L’altro giorno, rimestando il risotto della domenica, ascoltavo The Musical Box. Mentre giravo e rigiravo pensavo che Peter Gabriel e compagni quando hanno pubblicato questo disco avevano tutti più o meno 21 anni, quando hanno pubblicato The Lamb Lies Down On Broadway di anni ne avevano 24.

    È la domenica del post Sanremo e mentre mantecavo il risotto mi chiedevo: cosa è successo in questi 50 anni alla musica, cambiata così tanto e divenuta mi pare un po’ tutta uguale, omogeneizzata?

    Cosa è successo ai ventenni che oggi fanno e ascoltano questa musica un po’ tutta uguale e che non sanno o non vogliono produrre e suonare cose tipo quelle che facevano i ventenni di The Musical Box? Cosa è successo alle nostre orecchie? Non sono forse più in grado di ascoltare e apprezzare quel tipo di musica? Sono solo disabituate? Siamo tutti vittime del marketing musicale e del modello Xfactor? Siamo cambiati, ci hanno cambiato o, bravi e mansueti, ci siamo fatti cambiare?

    Cosa è successo?


  • Visione

    Tecnologia e innovazione sono il mio lavoro e un po’ anche una delle mie passioni, non posso quindi non essere incuriosito, attratto e anche affascinato dalla quantità di tecnologia che c’è dentro Apple Vision Pro.

    Questo è quanto, per il resto preferisco continuare a guardare il mondo con il mio sguardo.


  • Stavo andando a trenta all’ora

    Ho fatto i conti, se in una città come Milano percorro in macchina 9 chilometri da una parte all’altra della città impiego, nella migliore delle ipotesi, circa 22 minuti. È una media di 24,5 chilometri all’ora. Nelle ore di punta il tempo di percorrenza è superiore quindi la velocità media è più bassa.

    Solo questa considerazione oggettiva e puramente matematica, dovrebbe far capire la perfetta inutilità di qualsiasi dibattito riguardo al limite recentemente introdotto dall’amministrazione di Bologna.

    Ridurre la velocità delle auto in città è una buona idea, ridurre drasticamente il numero di auto circolanti in città è un’idea ancora migliore.


  • Interstizi

    Ci sono le cose da fare, quelle cui non posso sottrarmi; esse occupano la maggior parte del mio tempo. Tra le cose da fare si annidano quei piccoli e preziosi intervalli di tempo che chiamo con affetto interstizi. Gli interstizi mi permettono, nascondendomi dalle cose da fare, di fare le cose che voglio fare io, proprio come ora mentre scrivo queste parole. Ma sono uno sciagurato disattento, a volte non riconosco un interstizio e non lo uso e così perdo per sempre questo piccolo preziosissimo momento. Un imperdonabile spreco. A pensarci è una cosa che ha a che fare con il tempo, il mio tempo, che scorre.

    È l’unica cosa che sa fare il tempo, scorrere; io con lui.